Non prescrivere di routine inibitori di pompa protonica (IPP) a pazienti senza fattori di rischio per malattia ulcerosa. Nella malattia da reflusso gastroesofageo prescriverli alla più bassa dose in grado di controllare i sintomi, educando il paziente ad auspicabili periodi di sospensione.

Gli IPP sono prescritti abitualmente in associazione a terapie di cui si teme un potenziale effetto gastrolesivo, accertato per i FANS (evidenza di tipo A), ma non per steroidi, anticoagulanti, antineoplastici, antibiotici. L’assunzione di IPP è probabilmente correlata ad un aumentato rischio di infezioni intestinali e polmonari già nel breve termine, e di frattura dopo un anno. Nella malattia da reflusso gastroesofageo, gli IPP sono farmaci sintomatici, da assumere quando realmente necessari (con schema “al bisogno”) e alla dose più bassa possibile. In questi casi, il principale rischio associato alla sospensione della terapia è l’intensificarsi dei sintomi, che potrebbe eventualmente richiedere una assunzione ciclica. Nell’esofago di Barrett alcuni studi hanno suggerito una possibile utilità della terapia con IPP a lungo termine nella prevenzione della degenerazione neoplastica: in questi pazienti è necessaria una particolare cautela.

Principali fonti bibliografiche

1. Katz M. H. Opportunities to decrease inappropriate uses of proton pump inhibitors. Arch InternMed 2011; doi:10.1001/archinternmed.2011.21
2. Bourne C et al, Emergent adverse effects of proton pump inhibitors, Presse Med 2013 Feb; 42(2): e53-62.
3. Singh S, Garg SK, Singh PP, Iyer PG, El-Serag HB. Acid-suppressive medications and risk of oesophageal adenocarcinoma in patients with Barretts oesophagus: a systematic review and meta-analysis. Gut. 2013 Nov 12. doi: 10.1136/gutjnl-2013-305997
4. AGA. American Gastroenterological Association Medical Position Statement on the Management of Barrett’s Esophagus Gastroenterology 2011; 140: 1084–1091.

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