Non prescrivere di routine farmaci ipolipemizzanti nei pazienti con aspettativa di vita limitata

Fino a un terzo della popolazione fra 75 e 85 anni dei paesi avanzati assume terapia ipolipemizzante (soprattutto statine) per prevenzione primaria o secondaria. Tuttavia, il concetto che anche nei soggetti anziani lipercolesterolemia LDL o i bassi valori di HDL siano importanti fattori di rischio cardiovascolare è controverso, perché per lo più basato sulla estrapolazione dei dati delle età più giovani; anzi, nei grandi anziani i bassi valori di colesterolo correlano con un’aumentata mortalità. Oltre gli 85 anni il rapporto rischio/beneficio correlato alluso di statine non è ovviamente favorevole perché, mentre, laspettativa di vita è progressivamente minore, lincidenza di effetti indesiderati (danno muscolare, neuropatia, decadimento cognitivo, cadute) è relativamente maggiore. A fronte di una aspettativa di vita limitata (i.e. <10 anni), iniziare una terapia con statine non è supportato da evidenze, mantenerla è questionabile.

Principali fonti bibliografiche

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